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Oggi che le voci dei nostri vecchi sono sempre pi\u00f9 flebili - e in tanti casi ormai mute - abbiamo il dovere di non dimenticare il ruolo della cultura popolare; dobbiamo cercare di salvaguardarla, senza enfasi e con il necessario equilibrio, per non perdere di vista la nostra identit\u00e0, le nostre radici, il nostro modo di essere nella storia. Un modo di essere connaturato, che talvolta ci ha fatti crescere con la consapevolezza che in alcuni luoghi masche o forse faje, poco importa, si ritrovino per ballare e adescare i meno attenti, trascinandoli cos\u00ec nel loro vortice colmo di mistero. Un modo di essere che ci ha anche insegnato ad ascoltare gli spiriti e i folletti: figure senza nome di un mondo rimasto inscritto nel nostro Dna. Per sempre. Le pagine di questo volume ci indicano il modo per guardare al nostro passato con orgoglio, con soddisfazione, in qualche caso con rimpianto. Oggi pi\u00f9 che mai l'uomo ha bisogno di un punto di riferimento: corre troppo, medita pochissimo, si proietta nel futuro perdendo di vista ci\u00f2 che effettivamente \u00e8 e ci\u00f2 che \u00e8 stato. Consapevoli che la tradizione popolare non \u00e8 espressione di una sola regione, o di un solo paese, gli uomini devono contribuire alla riscoperta e alla conservazione della cultura popolare degli antenati. Questa memoria va rinnovata, quando \u00e8 fattibile e nella giusta misura, per poi affidarla ai figli. In questo modo sar\u00e0 possibile educarli ad amare un passato forse pi\u00f9 semplice, ma certamente provvisto di una propria forza e di una tradizione... <\/P>"