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In meno di un anno di pontificato, papa Francesco ha già compiuto una sorta di rivoluzione dolce, scandita da una serie di mosse inattese e inaugurata dalla scelta epocale di assumere il nome del santo di Assisi. C'è di che ben sperare, e così fa il teologo statunitense Matthew Fox, da tempo in attesa di un segnale di rinnovamento da parte del Vaticano. Per questo Fox, ex domenicano espulso dall'ordine dal cardinale Ratzinger, si arma di penna e decide di indirizzare una serie di appassionate lettere al nuovo "vescovo di Roma". Sono molte le sfide che attendono Francesco, cui spetta il compito, che già fu del suo omonimo, di "riparare" una "Chiesa in rovina" e possibilmente traghettarla verso il futuro. Nelle sue otto lettere, Fox le cita tutte: recuperare il rapporto con il sensus fidelium, il popolo della Chiesa; sciogliere il nodo del celibato e del sacerdozio femminile; predicare la sacralità della creazione per affrontare l'emergenza ecologica; mettere fine agli scandali sessuali e ripulire la Curia; riportare in auge un vero ecumenismo; svincolare la Chiesa dagli affari finanziari; tenere vivo il dialogo con la scienza e saper coinvolgere i giovani. Le parole che oggi Fox rivolge al nuovo pontefice sono gravide di speranza, evocano la possibilità di una rinascita, lasciano intravedere la costruzione di una Chiesa futura più saldamente fondata su quella delle origini.