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Nel gennaio del 1999, mentre stava terminando il montaggio di "Eyes Wide Shut", Stanley Kubrick telefonò a Michael Herr, con cui aveva sceneggiato "Full Metal jacket", e disse che sarebbe stato felice di fare una lunga intervista con lui in occasione dell'uscita del film. Si erano conosciuti nel 1980 e per anni avevano scritto insieme quello che è ritenuto da molti il più grande film di guerra di tutti i tempi, e quando l'improvvisa morte di Kubrick impedì l'intervista che aveva chiesto, Michael Herr scrisse al suo posto questo libro furioso e malinconico, la storia di quell'amicizia e di quel capolavoro. Nel tratteggiare la figura di Kubrick, Herr si propose di confutare la trita mitologia che lo circondava, sostituendo all'icona minacciosa del regista folle e misantropo il ritratto di un uomo pieno di calore umano, leale, appassionato e infinitamente curioso. Questo volume offre uno sguardo privilegiato e definitivo sul regista che ha cambiato per sempre il cinema contemporaneo, e sull'uomo, complicato e spesso frainteso, che si teneva nascosto dietro l'immagine dell'artista. Un testo veemente steso nell'estate del 1999 come a voler eseguire le ultime volontà di Stanley Kubrick: una furente elegia, una lenta meditazione su un amico appena morto e su un regista immortale, un'impossibile intervista postuma, un dialogo per voce sola e, soprattutto, una commemorazione aperta da una dichiarazione di amicizia per l'uomo e conclusa da un inchino alla perfezione dell'artista.