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La Repubblica muore, viene sacrificata la libertà; un capo nemico riflette: "Depredare, massacrare, rapinare: questo, con falso nome, chiamano Impero. Fanno il deserto, e lo chiamano pace". Nel "secolo estremo" di Roma, Cesare e Augusto segnarono un punto di svolta irreversibile nella storia del mondo antico e dunque di quello occidentale. Un colpo di Stato che si consumò tra amicizie tradite, sangue, menzogne, manipolazioni, propaganda. L'uno, Cesare, suscitava passioni forti, sentimenti di odio o adorazione, ma non ebbe la possibilità di mettere alla prova la stabilità dell'edificio di cui aveva posto le fondamenta; l'altro, Ottaviano Augusto, fu sistematico, geometricamente razionale, travolgente, ma anche feroce fino all'annientamento fisico di tutti i suoi avversari. Questo libro racconta gli anni della trasformazione, indagando senza pregiudizi le personalità e l'ideologia dei suoi due protagonisti.