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Nella sua prefazione al volume, il Premio Nobel Wole Soyinka rammenta che "Mussapi non vizia il suo lettore - o, per dirla in modo più accurato, il suo complice, il suo compagno di viaggio - con uno spiegamento di metafore mentre evoca le figure storiche o gli archetipi. Persino le emozioni - concesse raramente, e quasi a malincuore - si trasformano in immagini archetipiche del viaggio umano". E così il tratto distintivo della poesia mussapiana può essere colto nella sempre elegante compostezza di intonazione e nella naturale ampiezza di respiro dove estro e sensibilità poetica sanno spaziare in un'articolata e progressiva architettura della parola dalla nitida forza comunicativa pienamente ravvisabile nel percorso fin qui tracciato da Mussapi. E con altrettanta sapienza Yves Bonnefoy nel saggio introduttivo a quest'opera ricorda a noi lettori come il poeta sappia ascoltare "il sé profondo" per poi muovere "coraggiosamente, verso di lui in pagine che sono come un assopimento, ma per un risveglio in un altrove; ed egli non sa dove. Perché non bisogna credere che questa apertura del sé ai suoi arcani si accompagni in lui all'illusione di poter penetrare i loro sensi ultimi".