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"Per tre volte Goethe si dedica alla letteratura erotica (verso il 1775, 1790, 1810). Ogni volta la scelta dei temi è forse dovuta anche a crisi produttive di una certa lunghezza. Ogni volta la scrittura erotica rappresenta uno stimolo per il poeta stesso e al contempo per la totalità delle sue composizioni. Sembra quasi che per lui la scrittura erotica come segno del desiderio tocchi anzitutto l'essenza della lingua. [...] Ma se il carattere determinante dei segni consiste nel loro definire una carenza di realtà, allora i segni del piacere come segni del desiderio sono segni assoluti. Per il poeta classico il corpo dell'amata diventa, 'sottomano', il corpus dei suoi scritti. Quando la mano vuol essere tenera, eccola registrare sul corpo della donna il metro dell'arte poetica: 'Spesso ho composto poesie proprio tra le sue braccia, / scandendo con dita leggere l'esametro sul dorso di lei'. L'amante del poeta ha anche la funzione - in senso letterale - di essere la materia-base della sua opera. [...] Goethe non è comunque da mettere sullo stesso piano del libertino a lui contemporaneo. La sua poesia erotica parla sì continuamente della sconcertante indeterminatezza tra piacere e letteratura e del venir meno della differenza tra scrittura e desiderio; ma il poeta poetato da Goethe ha fantasie diverse da Valmont, l'eroe di Choderlos de Lacios, il quale fa coincidere scrittura e sessualità in una complessa costruzione." (dallo scritto di Andreas Ammer)