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Pietra grezza, trave, pilastro, figura animale mostruosa, infine figura antropomorfa: che servisse a esorcizzare la paura della morte, ad allontanare il terrore ancestrale o a placare le potenze ignote, la rappresentazione del divino si \u00e8 evoluta insieme all'uomo. In Grecia ha raggiunto il suo coronamento: in Grecia sono nate l'immagine e l'arte modernamente intese. Di Figure, idoli, maschere nella mitologia e nella religione greca ci parla qui Jean-Pierre Vernant. Troviamo la testa di Medusa, la Gorgone per antonomasia, di guardia alla frontiera del mondo dei morti, regno di Ade e Persefone. Troviamo Dioniso, il dio travestito par excellence, che danza insieme alle Baccanti invasate in feste falloforiche. Troviamo Artemide, la cacciatrice solitaria che sottopone le adepte a ordalie di verginit\u00e0 ma protegge le partorienti. Troviamo Narciso, che non trova se stesso. Per Vernant le figure sono simboli, gli idoli sono riti, le maschere sono specchi. Il doppio \u00e8 l'emblema, la chiave necessaria per leggere il rapporto dell'uomo col soprannaturale, il luogo in cui si gioca la partita dell'identit\u00e0. \"Figure, idoli, maschere\" \u00e8 un testo fondamentale di mitologia classica e psicologia storica, che il Saggiatore ripropone con una nuova prefazione di Giulio Guidorizzi. Vernant svela questa legge universale: dato che l'essenza del divino \u00e8 sempre sfuggente, resiste a qualsiasi tentativo di farsi imbrigliare in una forma, l'uomo pu\u00f2 rappresentarla in infiniti modi diversi. Perci\u00f2 l'arte \u00e8 espressione della nostra eterna tensione al superamento degli umani limiti, sublimazione della nostra eterna ricerca di ci\u00f2 che ci manca e che non possiamo fare a meno di desiderare. Perch\u00e9, come diceva Andr\u00e9 Malraux, le figure create dall'uomo sono cos\u00ec potenti da negare il suo stesso nulla.<\/P>"