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In una versione ampiamente condivisa della storia recente si denuncia l'incapacità, o la mancanza di volontà, dei leader delle maggiori economie del mondo di promuovere lo sviluppo tra gli abitanti più poveri del pianeta. Sembra che tutti siano d'accordo: gran parte del mondo è un pozzo nero di stagnazione economica, sovrappopolazione, fame, ignoranza, violenza e malattia. Le destre vorrebbero abbandonare il Terzo Mondo al suo inevitabile destino. Le sinistre osservano il fallimento e ne incolpano la dominazione occidentale e il neo-imperialismo. Cosa fare allora? L'argomento del fallimento - soprattutto dell'Africa - rappresenta un duro atto d'accusa, ma la realtà è diversa. È vero che molte parti del pianeta sono rimaste indietro in termini di reddito, ma è anche vero che hanno tutte visto miglioramenti senza precedenti nei livelli di salute e di istruzione, nel processo di parificazione dei generi, nelle condizioni di sicurezza pubblica e nel rispetto dei diritti umani. Dappertutto vi sono stati miglioramenti che non hanno precedenti nella storia. Charles Kenny avanza un ottimismo realistico, fondato su dati solidi, dai quali emerge un diffuso progresso nella qualità della vita, soprattutto grazie alle tecnologie e alla forza delle idee, e lo fa rivendicando l'importanza della politica degli aiuti, una voce di spesa non certo cara alla destra liberista.