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\"Ho faccia tosta, ma sono anche timido. A Buenos Aires avevo un po' timore dei giornalisti. Pensavo che avrebbero potuto mettermi in difficolt\u00e0 e per questo non davo interviste.\" Cos\u00ec comincia il nuovo libro di Papa Francesco, la migliore dimostrazione che Jorge Mario Bergoglio non solo ha superato quell'antica diffidenza, ma anzi attribuisce un'importanza speciale proprio agli incontri con la gente, alle conversazioni, alle interviste: \"mi piace guardare le persone negli occhi e rispondere alle domande con sincerit\u00e0\" e \"in modo spontaneo, in una conversazione che voglio sia comprensibile, e non con formule rigide. Uso anche un linguaggio semplice, popolare. Per me le interviste sono un dialogo, non una lezione\". Come scrive Antonio Spadaro nell'introduzione, lo scopo del Papa non \u00e8 \"offrire definizioni e sentenze ma avvicinarsi all'inquietudine dell'interlocutore\". Uno scopo pastorale, dunque, e le conversazioni raccolte in questo volume toccano i temi essenziali di un pontificato che si avvia a compiere cinque anni: il bisogno di raggiungere le periferie dell'esistenza, di superare gli steccati, di camminare e lavorare insieme, di fare \"teologia in ginocchio\" (cio\u00e8 attraverso la preghiera) e di avere \"fiuto del soprannaturale\", cio\u00e8 \"senso del divino e del diabolico\". \"Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. \u00c8 la Chiesa di Emmaus, in cui il Signore 'intervista' i discepoli che camminano scoraggiati. Per me l'intervista \u00e8 parte di questa conversazione della Chiesa con gli uomini d'oggi\".<\/P>"