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Leida, estate 1606. Gli spagnoli sono stati già scacciati dai Paesi Bassi e, anche se per la tregua occorrerà aspettare ancora due anni, i mulini a vento eretti sui bastioni hanno già ripreso a lavorare, drenano e macinano grano, oppure orzo, come il Rijn, il mulino dei genitori di Brandtje che nasce in una notte ventosa di luglio. Il papà, la mamma e i fratelli sono tutti troppo indaffarati per coinvolgerlo nelle loro faccende, così, Brandtje si fa da parte e, seduto su un panchetto, osserva i giochi dei fratelli. Annoiato, comincia a dondolare i piedini sfiorando appena il suolo. Sono cerchi, incroci di linee, punti e, alla fine, l'immagine di qualcosa... Il gioco di Brandtje non passa inosservato e così lo zio Jasper, corpulento fornaio dal cuore tenero, gli regala le sue prime matite. Un talento nato nella natura, fra le vivide sfumature dei tulipani. Un'infanzia vissuta in una grande famiglia, tra forti affetti e lunghi silenzi. Un gioco di luci e ombre nell'animo che rimarcò nelle sue tele. Questa è la storia di Brandje. Questa è la storia di Rembrandt bambino.